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mercoledì 19 novembre 2014

La suggestione della parola

Secondo la teoria classica, la comunicazione è la trasmissione di un'informazione o di un messaggio da una fonte emittente ad un ricevente.
Il processo di comunicazione prevede:

• Un Emittente: una fonte che invia il messaggio
• Un Ricevente: un ente che riceve il messaggio
• Un mezzo: parole, immagini, suoni, caratteri, emoticon
• Un codice: il significato del messaggio
• La decodificazione: l'interpretazione del messaggio, ciò che si vuole trasmettere




Questa è la definizione “da enciclopedia” di comunicazione, tuttavia, attualmente, un ricercatore del Mental Research Institute di Palo Alto, Paul Watzlawick ha introdotto nel processo di comunicazione una nuova importantissima variabile che quasi nessuno conosce: quella dell'influenzamento reciproco. Secondo questa nuova prospettiva che a me piace molto, non solo perchè è attuale ma perchè permette di “chiudere il cerchio che prima era aperto”, la comunicazione è si uno scambio di informazioni, ma anche di reciproco influenzamento.
Voglio spiegarmi meglio: quando si comunica, oltre al contenuto (ovvero che cosa si dice), assume fondamentale importanza anche la forma con cui si elabora il messaggio, ovvero come lo si dice.

Ti  voglio fare un esempio pratico: hai mai notato la differenza di intensità tra uno scambio di battute inviato tramite una chat piuttosto che tramite skype (o ancora meglio dal vivo) dove i due interlocutori, oltre a sentire  la voce si possono anche guardare negli occhi?




Pensaci bene prima di rispondere: io ho volutamente fatto un esempio tecnologico perchè ritengo che stiamo attraversando un periodo di transizione dello stile comunicativo (ma sarà argomento dei prossimi capitoli), ad ogni modo se leggi in una chat un discorso, anche di importanza rilevante, il tuo influenzamento sarà di gran lunga minore rispetto ad un discorso avvenuto in una videoconferenza con un interlocutore che ti espone la sua mimica facciale, la sua voce, le parole che escono dalla sua bocca come un discorso e non come una linea di caratteri.
Ammettiamo sempre che il contenuto del discorso sia il medesimo.

Ti faccio un altro esempio: pensiamo ad una barzelletta (io adoro le barzellette), ok ? La stessa storiella raccontata da due persone differenti può essere esilarante da una parte e può non far ridere neanche un bambino dall'altra, potrebbe lasciare indifferente l'ascoltatore o addirittura creare imbarazzo, eppure le battute sono le stesse ed anche  lo scopo era far ridere...

Nella comunicazione è importane il “cosa si dice” ma forse è ancora più importante il “come lo si dice”. Altra cosa che dice il nostro Watzlawick (e che abbiamo già visto in precedenza) è che non si può non comunicare: sia le parole che il silenzio hanno valenza di messaggio.




Ho studiato molto il mondo dei social network e sono arrivato ad una conclusione che rafforza questa teoria: una volta ho visto un video allucinante su cosa accade su Facebook in un minuto di tempo...milioni di utenti postano stati, contenuti, parole, simboli, likes, foto...una cosa incredibile,  affascinate, finchè non la vedi non ti rendi conto di quanta comunicazione viene diffusa nel mondo in un solo minuto....hai mai provato a scrivere uno stato profondo, seguito da molti commenti?

Fa piacere no?
Fa sentire considerati, ascoltati, seguiti?
Bene, a me rende molto contento sapere che i miei stati siano presi in considerazione, tuttavia accade anche che ad uno stato non segua nemmeno un semplice “mi piace”, perfetto, cosa significa?
Non è ugualmente comunicazione?
Certo che lo è: significa che a nessuno dei tuoi contatti interessa ciò che hai scritto ed anche il silenzio è comunicazione: puoi porgere una domanda ad una persona, ed essa può risponderti esaustivamente, ma anche se decide di non risponderti sta comunicando con te! Non ne sei convinto? Te lo assicuro: il silenzio in quel caso ha valenza di messaggio quanto la parola!




Per un secondo cambio discorso, abbandoniamo Watzlawick e ci addentriamo nella valenza suggestiva della parola.
Se la comunicazione è scambio di informazioni con influenzamento reciproco, è di fondamentale importanza che tu sia consapevole del potere di suggestione della parola.

Ora ti dirò una frase, segnala su un quaderno o sottolineala perchè è una frase chiave: “ciò che è espresso è impresso” ovvero, nel preciso istante in cui pronunciamo una parola noi creiamo nella nostra mente ed in quella dei nostri interlocutori l'immagine del significato di quella parola, è una cosa che avviene a livello inconscio nella nostra mente, non controllabile, è così e basta!

E' la magia della comunicazione: se io ti dico “non pensare ad un elefante” tu immediatamente visualizzerai l'immagine dell'elefante nella tua mente, e questo per due motivi: il primo è proprio a conferma di questa teoria, ovvero “ciò che esprimo, imprimo” e la seconda è che la nostra mente non è in grado di “afferrare le negazioni” e questo punto è molto importante soprattutto nella comunicazione persuasiva perchè può essere utilizzato strategicamente per portare il nostro interlocutore verso ciò che noi vogliamo esporre.



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