Gran parte del successo di una campagna pubblicitaria online è dato dalla giusta progettazione delle landing page. A tutti sarà capitato di cliccare su un annuncio AdWords per vedersi proiettare su una pagina, spesso l’home page di un sito, dove ci sono tante cose, ma non esattamente quella che stiamo cercando. La confusione che si crea in ognuno di noi, anche noi che siamo esperti di web, è ancor peggiore per l’utente che sta facendo una ricerca online perché gli serve qualcosa, che sia un prodotto o un servizio.
Quello che si aspetta dal click su un annuncio è chiarezza: un form di contatto, i termini dell’offerta, una pagina chiara e senza distrazioni. Se si costruisce così una landing page vuol dire che già sono state poste le basi per una gestione ottimale di una campagna SEM. Se nella landing page c’è anche un solo elemento il cui scopo non sia chiaro, va eliminato. Tutto ciò che compone la landing deve essere orientato al raggiungimento dell’obiettivo, se qualcosa non svolge nessuna funzione allora può essere cancellato.
Vediamo quali sono sette errori comuni, ma evitabili, che spesso si trovano nelle landing page.
#1 – Elementi poco chiari
A volte fare uno sforzo di chiarezza rende in realtà più difficile decifrare la landing page. Nell’esempio vediamo un header che dovrebbe spiegare perché affidarsi al servizio proposto. In realtà non è di semplice comprensione. È molto più efficace un titolo d’effetto e la creazione di una sorta di percorso narrativo che conduca l’utente verso la meta, in questo caso verso la compilazione del form.
#2 – Pagina lenta a causa delle immagini
Questo discorso è valido per lelanding page, ma anche per qualsiasi altra pagina web. Utilizzare immagini, anche di effetto, ma molto pesanti significa rallentare notevolmente la pagina. Prima di inserire un’immagine su una pagina web occorre scegliere il formato giusto (JPG o PNG) e comprimerla. La lentezza di caricamento potrebbe incidere negativamente sul numero di conversioni. Esistono diversi strumenti per testare la velocità di una pagina (ad esempio Google PageSpeed) e moltissimi che consentono di comprimere le immagini in formato web.
#3 – Linguaggio sbagliato
Non parliamo di idioma, è logico che se mi rivolgo a un target italiano utilizzerò la lingua italiana, se mi rivolgo a un target spagnolo userò la lingua spagnola. Il linguaggio è anche il modo in cui si parla al proprio pubblico, essere troppo entusiasti o al contrario utilizzare termini troppo specifici, non è senz’altro utile per farsi capire e apprezzare. È per questo che le landing page andrebbero sempre testate, per trovare la formulazione giusta, anche in titoli e testi, per colpire il target. Di seguito due esempi di landing page che utilizzano il linguaggio sbagliato. Nella prima il titolo riporta la frase di un testimonial, ma quello che viene da chiedersi è “Di che servizio si tratta? A chi si rivolge?”. Il secondo pecca di falso entusiasmo, quest’ultimo dovrebbe essere ad appannaggio dell’utente.
#4 – Form troppo complesso
I form lunghissimi e pieni di richieste sono una piaga del web. A volte ci manca solo che ti chiedano tre pregi e tre difetti prima di inviare il form. E poi troppo spesso tutti i campi sono obbligatori. Il form è fondamentale, è il primo contatto e renderlo complesso significa mettere un muro, a volte insormontabile. È come se in un negozio un commesso, prima di darti la giacca che vuoi provare, ti chieda “Quanti anni hai? Da dove vieni? Qual è il tuo numero di telefono? Quali sono i tuoi interessi?”. Personalmente fuggirei di corsa e se dovessi riempire un form online per avere informazioni su un prodotto o servizio e mi chiedessero le stesse cose farei altrettanto.
Altra grossa pecca è la chiarezza, l’utilizzo delle icone rende la grafica piacevole, ma richiede anche uno sforzo in più di interpretazione. Quindi sì alle icone, ma corredate dall’etichetta del campo, che ovviamente deve scomparire non appena l’utente ci clicca sopra.
#5 – Call to action poco efficace
La call to action deve essere chiara, deve essere invitante, ma deve anche essere una sorta di conversazione. Se utilizzo un titolo d’effetto, che funziona e che spiega chiaramente cosa si sta ottenendo compilando un form, la CTA deve essere coerente, completare quel percorso. Bisogna mettersi nei panni dell’utente, pensare come penserà lui guardando quella pagina e quali saranno i termini corretti per descrivere la sua azione. Nei form seguenti ci sono degli errori. Nel primo, pur avendo un titolo molto chiaro, la CTA “I want it” sembra vaga, sarebbe stato più adeguato ripetere quanto inserito nel titolo, in questo caso “Learn more”. Nella seconda, nonostante si faccia riferimento a un diffuso e famoso meme di Futurama che esprime entusiasmo per un servizio/prodotto, non è detto che sia intellegibile per tutti, meglio utilizzare espressioni che siano comprensibili per tutti.
#6 – Immagini decontestualizzate
Se si vogliono inserire le immagini del prodotto occorre utilizzarne alcune che mostrino il prodotto mentre viene utilizzato, in un contesto reale. L’utente non deve immaginare a cosa serve ciò che gli stiamo proponendo, deve vederlo subito, gli deve essere subito chiaro che con quell’acquisto potrà riprodurre gli scenari che gli stiamo proponendo attraverso le immagini.
#7 – Nessuna differenza con la concorrenza
I mercati, tutti, sono competitivi, chi più e chi meno. Una campagna SEM dovrebbe aiutare ad avere un vantaggio competitivo, quindi perché non sfruttarla per evidenziare cosa ci rende diversi dalla concorrenza? Abbiamo un servizio di spedizioni più rapido? Spese di spedizione più basse? Il nostro prodotto costa meno? Qualsiasi cosa ci renda per qualche verso migliore dei competitor va messo in evidenza nella landing page.
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