L’espressione “growth haking” è stata coniata per differenziare il marketing “tradizionale”, adatto alle esigenze di aziende già affermate, dal marketing specifico per le startup: queste ultime, infatti, hanno delle esigenze e delle sfide da affrontare molto diverse dalle altre aziende e, pertanto, devono utilizzare strumenti di marketing specifici.
Ma quali sono le differenze principali tra il marketing di un’azienda già avviata e una startup?
ecco tre elementi:
1. L’incertezza è un aspetto caratterizzante le startup: non sanno da chi sarà composta la clientela, quali sono le motivazioni d’acquisto dei clienti, quali sono i canali di marketing più adatti. Le società già avviate, al contrario, hanno già tutte queste informazioni e sulla base di queste cercano di migliorare le performance aziendali.
2. La crescita cui una startup aspira è molto impegnativa: si parla del 20% al mese, mentre un’azienda già avviata può dirsi soddisfatta di una crescita pari al 5% all’anno. Una startup deve essere in grado di crescere in maniera molto significativa partendo da una base molto più piccola rispetto a quella di un’azienda già esistente sul mercato.
3. Le startup non possono vantare certezze in termini di capitale e di brand equity: hanno meno soldi di un’azienda avviata e, di conseguenza, un budget differente da dedicare all’acquisizione e al mantenimento del cliente.
2. La crescita cui una startup aspira è molto impegnativa: si parla del 20% al mese, mentre un’azienda già avviata può dirsi soddisfatta di una crescita pari al 5% all’anno. Una startup deve essere in grado di crescere in maniera molto significativa partendo da una base molto più piccola rispetto a quella di un’azienda già esistente sul mercato.
3. Le startup non possono vantare certezze in termini di capitale e di brand equity: hanno meno soldi di un’azienda avviata e, di conseguenza, un budget differente da dedicare all’acquisizione e al mantenimento del cliente.
Da queste differenze si comprende quanto sia importante per una startup improntare la propria strategia di marketing in maniera differente rispetto alle aziende avviate, e il growth hacking è la strategia che meglio si adatta alle esigenze tipiche di una società in fase di avvio: è importante quindi capire cos’è e come funziona.
Il termine growth tenere una crescita virale della startup e del suo prodotto; dall’altro lato va inteso in senso più figurativo come uno stile di vita proprio di una persona in grado di pensare fuori dagli schemi, che scopre nuovi modi per risolvere i problemi.
La crescita “haking“ è una strategia di marketing particolarmente adatta alle startup per diversi motivi:
- si basa su strumenti propri delle tecnologie digitali, web e mobile;
- ha costi molto contenuti, fattore fondamentale per una startup in cui spesso scarseggiano i capitali;
- se ben utilizzata, è una strategia con grosse potenzialità in termini di ROI (Return on Investment);
- è utilizzabile con un prodotto in fase di progettazione, prestandosi quindi all’approccio basato su pivot e iterazione
- consente di ottenere consistenti ritorni in termini di feedback da parte di clienti e/o potenziali clienti;
- aiuta il processo di conversione da visitatori a utenti/clienti.
- ha costi molto contenuti, fattore fondamentale per una startup in cui spesso scarseggiano i capitali;
- se ben utilizzata, è una strategia con grosse potenzialità in termini di ROI (Return on Investment);
- è utilizzabile con un prodotto in fase di progettazione, prestandosi quindi all’approccio basato su pivot e iterazione
- consente di ottenere consistenti ritorni in termini di feedback da parte di clienti e/o potenziali clienti;
- aiuta il processo di conversione da visitatori a utenti/clienti.
Tra le tecniche e gli strumenti di marketing più adatti alla crescita “hacking” ritroviamo prima di tutto la Viral Acquisition: in questa tecnica, si sfruttano le caratteristiche di un prodotto in fase di costruzione per incoraggiare gli utenti a condividere il prodotto con nuovi utenti.
E’ una tecnica particolarmente adatta alle esigenze di una start up perchè attraverso pochi contatti iniziali si propaga il messaggio in maniera esponenziale ad un numero crescente di potenziali clienti. Ciò a cui bisogna fare attenzione è proprio la necessità di controllare il messaggio, vista la velocità con cui esso si diffonde.
E’ una tecnica particolarmente adatta alle esigenze di una start up perchè attraverso pochi contatti iniziali si propaga il messaggio in maniera esponenziale ad un numero crescente di potenziali clienti. Ciò a cui bisogna fare attenzione è proprio la necessità di controllare il messaggio, vista la velocità con cui esso si diffonde.
Una startup può, in misura spesso minore, utilizzare anche strategie di Acquisizione a pagamento: parliamo di strumenti come Google AdWords, gli annunci di Facebook, i display ads, gli annunci per cellulari, radio, TV, etc. Sono tutti strumenti molto validi, ma spesso un’azienda in fase di start up non ha a disposizione ingenti capitali da destinare a questo tipo di costi.
Anche l’outsourcing attraverso l’istituzione di call center o la creazione di un Team di vendita può essere visto come uno strumento digrowth hacking: spesso le startup utilizzano questi mezzi affidandosi a personale a basso costo (esternalizzando in paesi dove il costo del lavoro è più accessibile o affidandosi a stagisti universitari), i quali si occupano di inviare e-mail ai potenziali clienti o di creare centinaia di pagine SEO-friendly: da questo punto di vista, call center e team di vendita diventano uno strumento di growth hacking perchè finalizzate all’acquisizione di potenziali clienti.
Un altro importante strumento a disposizione delle start up è il Content marketing: con questa tecnica si sceglie un detertecnica molto utile alle esigenze di una start up che deve costruire il proprio bacino di clienti ed utenti. Per attuarla, bisogna sfruttare i post sul blog, le infografiche e i video virali per aumentare la notorietà del brand e il traffico del proprio sito. In questo modo, si cerca di trasformare i visitatori in utenti.
Anche l’E-Mail marketing è particolarmente utile in fase di start up: l’obiettivo di crescita infatti non sempre è quello di aumentare il bacino di clienti/utenti, ma può essere anche quello di coinvolgerli o incoraggiarli a spendere di più. In questi casi, l’e-mail marketing è uno strumento molto utile e significativo, essendo poco costoso e altamente personalizzabile, con un grande potenziale in termini di ROI.
Anche le tecniche SEO per startup sono diverse da quelle delle aziende già avviate: le start up hanno infatti la necessità di costruire un’infrastruttura scalabile che sia applicabile a decine di migliaia o milioni di pagine, mentre la maggior parte della teoria SEO di cui si parla sul web e nei libri è focalizzata sulla graduatoria di sole 5-10 parole chiave. Ne consegue che il SEO deve essere adattato alle esigenze di una start up per poter essere utilizzato in maniera proficua: è importante valutare accuratamente l’indicizzazione del proprio sito, focalizzarsi sulle parole chiave più adatte al proprio settore, lavorare su un numero elevato di backlink per accrescere le visite al sito e scegliere i contenuti in maniera tale da incuriosire i visitatori al punto tale da iscriversi alla landing page.
Un ultimo accenno va fatto sugli A/B Test e l’analisi multivariata: pur non trattandosi di un metodo di acquisizione vero e proprio, non vi è dubbio che l’analisi dei dati sensibili e i test A/B aiutano una growth hacking a migliorare l’acquisizione e le conversioni visitatore/utente. La tecnica consiste nel presentare due versioni (A e B) della pagina o del prodotto o, nel caso dell’analisi multivariata, diverse combinazioni da valutare: ciò consente di ottenere una serie di feedback dai potenziali clienti, utilissimi alla start up per lavorare ad eventuali modifiche da apportare al prodotto
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