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lunedì 1 settembre 2014

Cos'è la comunicazione efficace [Puntata #2]

- Lì ci ho mangiato. Degli spaghetti favolosi... Ho tanti ricordi della mia vita. Ma nessuno di questi è reale. Cosa significa? - Che Matrix non è in grado di dirti chi sei. dal film "Matrix"

Ti sei mai chiesto se ciò che vedi, ascolti, percepisci sia vero?
Come fai a sapere a priori che il mondo che ti circonda sia così come lo vedi e lo percepisci?

E se questo post che stai leggendo non fosse un articolo ma una percezione della tua mente del concetto di libro, innestato nel tuo cervello e in quello di tutta la popolazione da un Architetto Universale affinchè noi tutti si possa parlare ella stessa cosa?

Io fantasticando me lo chiedo spesso, ma se ci pensiamo bene è una visione terribile questa, che ricorda film di fantascienza, dall'insolita trama e dal significato impressionante, dove gli uomini sono immersi in una realtà virtuale di cui sono del tutto inconsapevoli.

Solo alcuni possono “vedere” fuori dallo schema virtuale, per gli altri, la maggior parte, tutto deve rimanere celato.
In che modo questo discorso ha a che fare con la comunicazione e la persuasione?
Apparente nulla, ma ti garantisco che di fatto molto!
Le persone non vivono propriamente nella realtà, bensì creano una percezione unica ed un'interpretazione soggettiva della realtà. 

Per questa ragione non è corretto riferirsi ad un'unica e sola realtà; è importante invece considerare le rappresentazioni che ognuno di noi percepisce nella realtà. 

Questo significa che se il mondo in cui siamo immersi, e del quale crediamo di far parte, di fatto esiste solo nella nostra mente, per come noi lo vediamo (RI: rappresentazione interna), allora non  è corretto riferirsi a esso, comunicarlo con gli altri, come se fosse una realtà effettuale, concreta, senza commettere un probabile errore di fraintendimento.

Il vero contatto fra gli esseri si stabilisce solo con la presenza muta, con l'apparente non- comunicazione, con lo scambio misterioso e senza parole che assomiglia alla preghiera interiore.
Emil Cioran, L'inconveniente di essere nati, 1973

Personalmente, mi sono chiesto  moltissime volte “come faccio a sapere se l'argomento di cui sto parlando, ed in riferimento al quale do per scontate moltissime cose, informazioni per me ovvie, corrisponda alla rappresentazione (mappa) del mio interlocutore?” 

Chi e che cosa ci garantisce, insomma, che sitamo parlando la stessa lingua? 
Che siamo sintonizzati sulla medesima frequenza? 
Come si può evitare di parlarsi addosso senza essere costruttivi solo perchè, in fondo, non ci si è capiti? 

Ebbene, la risposta risiede implicitamente nella domanda: precisare la comunicazione! 

E' risaputo che solo 1/7 di ciò che costituisce la nostra esperienza (vissuto, contenuti, forma) è reso esplicito a livello cosciente, mentre i restanti 6/7 rimangono nascosti, non manifesti nella nostra mente. 

Purtroppo, viste le sproporzioni tra il dicibile ed il non dicibile, è molto più probabile che si dialoghi di quel settimo manifesto, piuttosto che dei 6/7 nascosti, eppure la sostanza della comunicazione risiede proprio in questo insieme di informazioni, ragioni, esperienze celate. 

Per questo motivo si possono generare spesso equivoci o fraintendimenti nella comunicazione. 
Per ovviare al quotidiano fraintendimento, che non porta a nulla, e al fine di mettere in atto una comunicazione efficace dobbiamo agire come segue: -Prendere coscienza del fato che la Realtà Esterna RE è differente dalla Rappresentazione Interna RI. -Rispetare la genesi del comportamento altrui!


Di queste due riflessioni che ho fatto sicuramente la seconda è la più importante, sia ai fini di sviluppo della capacità persuasiva sia nella vita relazionale in generale. 

Il rispetto è uno dei valori più importanti, a livello individuale e sociale. 

Rispettare la genesi del comportamento altrui non significa condividerne gli effetti. 

Quante volte, ad esempio ci è capitato di andare in ufficio ed incontrare un collega immusonito, che non saluta e risponde male? 
Naturalmente se questo accade sempre, significa che il colega sicuramente è un po' maleducato; tuttavia se si tratta di un fatto straordinario, possiamo non gradire gli effetti di tale atteggiamento, possiamo anche ritenere che il comportamento debba essere gestito in modo diverso, ma prima di tutto, dobbiamo domandarci quale sia la genesi di tale “metamorfosi”. 

All'origine del comportamento c'è per forza qualcosa che lo spiega e che non è detto che ai nostri occhi lo giustifichi! 
In pratica, un consiglio che ti do è quello di cercare di porti psicologicamente nella condizione di prestare maggiore attenzione alle dinamiche di chi ci sta di fronte, liberandoci dalle nostre rappresentazioni a priori, insomma uscire dai soliti schemi!!

Post ispirato dal libro "I Misteri della Comunicazione" di Andrea Tamburelli

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