Dopo la sperimentazione avviata negli States, anche il resto del mondo potrà confrontarsi con i social network anonimi. Stiamo parlando di bacheche spesso semiprivate, fatte di frasi con un’immagine di sfondo che può essere inserita dall’utente o viene pescata fra quelle disponibili, e su di esse ciascuno pubblica quello che gli pare e piace, il tutto con processo di registrazione ridotto all’osso, e senza bisogno di uno pseudonimo.
Ne sono spuntate diverse in questi mesi oltreoceano, ma a tentare la sfida globale è soprattutto una piattaforma: si chiama Secret , è stata lanciata appena cinque mesi fa e solo negli Usa, ma i milioni di dollari di finanziamenti ricevuti da Google Ventures e altri investitori (si arriva a quasi 25 ) hanno permesso il grande salto.
In realtà, a precederla di quasi due anni nel campo dell’anonimato social, già nel marzo 2012, c’era stata Whisper . Un’altra startup californiana, capace di arrivare a oltre tre miliardi di utenti mensili e di racimolare nel tempo 60 milioni di dollari di finanziamenti. Anche Secret però si è data da fare e, a differenza di Whisper, Secret ha preso piede in fretta sfondando in una nicchia ben precisa: l’ambiente delle startup tecnologiche americane, e il regno del gossip aziendale, diventato d’improvviso anonimo. Ma gli ideatori puntavano a raggiungere anche utenti più “comuni” e così hanno annunciato l’integrazione tra la loro app e Facebook. Con la nuova versione disponibile ovunque e anche su Android, chi si iscrive potrà infatti scegliere se registrarsi con le proprie credenziali di Facebook e collegare tra loro i due servizi.
Il collegamento naturalmente non è obbligatorio, e chi sceglie di farlo non deve rinunciare al principio di fondo dell’app, perché tutti i messaggi continueranno ad essere pubblicati in forma anonima. L’integrazione dà però la possibilità di visualizzare a parte, nella colonna “Friends”, tutti i messaggi mandati dai propri contatti Facebook. Intanto c’è chi già si domanda “E’ un equilibrio possibile?” Seguendo Manzoni, ai posteri l’ardua sentenza
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